A corto di idee per i regali di Natale per l’amico smanettone o l’amica super tech? Ecco il libro giusto: Guida all’immaginario nerd (Odoya), 352 pagine a colori e 5 autori che si sono messi in caccia della definizione di nerdiness o nerditudine in una colta riflessione a più voci che, tra il filo dei ricordi e il costante paragone con l’attualità, fornisce alcune versioni personali e informatissime sulla faccenda. E non chiamateli sfigati.
“È una subcultura o un’indole? È una galassia di prodotti culturali o un atteggiamento verso la vita? […] La tesi di fondo del volume è che questa guida è un’impostura: i nerd non esistono, e se esistono non sono quelli che scrivono qui. Se esistevano, si sono suicidati perché non hanno retto il mondo. La verità è che nessun nerd è mai davvero esistito, perché nessun essere umano è una caricatura. […] La verità è che il nerd non esiste perché le definizioni di nerd sono contraddittorie tra loro, e se sono tutte vere nessuno può essere un nerd. Ma non possono essere tutte vere perché sono contraddittorie.”
Fabrizio Venerandi – docente di editoria digitale e editore di Quinta di Copertina, scrittore e informatico – si dedica soprattutto a raccontare come la forma di nerdiness legata all’informatica vada ricercata nell’attitudine a programmare le cose. Che si tratti di una Nintendo 3DS, un semplice eBook reader, oppure un distributore di Coca Cola… Tramite i propri ricordi e dei box di approfondimento, ripercorre l’avvento e gli sviluppi dell’IT in Italia, i primi PC, le riviste di settore e gli elettrizzanti albori di Internet (“Telematica”). Non solo mitiche origini ed epifanie connesse, ma anche aneddoti e consigli aggiornati per quel che riguarda la programmazione spiegata ai ragazzi o la cosiddetta Internet delle cose.
“Qui vorrei dire una cosa: non ho nessuna nostalgia di quegli anni. Non credo che fossero anni migliori di questi e non credo che quelleesperienze siano state uniche e irripetibili. Non è stato niente dimitico. Questa cosa la ripeterò spesso. È stato un momento di unprocesso, un momento interessante, emozionante, ma non più diquanto sia emozionante oggi prendere in mano un computer, entrarcidentro, scrivere qualche riga di codice, creare un eseguibile, usare delle api, scaricare librerie, moduli, vedere come l’informaticadiventi sempre più pervasiva in ogni momento della nostra giornatafacendoci davvero fare quelle cose che negli anni Ottanta immaginavamosoltanto.”
Jacopo Nacci (Guida ai super robot, Odoya 2017) si interroga sulle forme di vita basate sull’immaginario a partire dalla sua infanzia negli anni Ottanta, periodo primordiale del “nerdom” italiano, anche grazie al contributo di alcuni box di approfondimento (per esempio Star Wars, Star Trek, Doctor Who, i supereroi) firmati da nomi d’eccezione come Lorenzo Fantoni, Vanni Santoni e Alessandro “Doc Manhattan” Apreda.
“Alla parola nerd, specie nella sua accezione umanistica, è legata una mitologia che ha per oggetto una galassia di tendenze della cultura pop degli anni Ottanta. Quale tra queste tendenze sia quella dominante è difficile da stabilire. Il fantastico? I computer? Il gioco? Quello che a grandi linee sappiamo è che, mentre i movimenti politici si diradano e i colori si fanno più vivaci, si vive un ripiegamento in una sfera personale in cui il senso del fantastico e il fascino di una tecnologia creatrice che sembra improvvisamente a portata di mano si alimentano a vicenda.”
L’intervento è il più filosofico, dato il background dell’autore, e propone un’indagine sul rapporto tra archetipi e prodotti (pop) dell’immaginario come Supereroi Marvel o personaggi dei cartoni animati. Quanto gli immaginari concorrono a formare la percezione del reale di un nerd, a “inscatolare” i suoi ricordi? Moltissimo: non si può sfuggire dall’immaginario, almeno non può il nerd. Ed è questo “il bello”.
Si prosegue con Gregorio Magini (Cometa, NEO, 2018) e le forme di nerditudine collegate alla letteratura: dal Signore delle mosche − e la comparsa di Piggy, il primo nerd occhialuto della letteratura − a Monkey Island e avventure grafiche affini, passando per il cosiddetto worldbuilding e soprattutto per i libri a bivi. Magini non se lo fa chiedere due volte e dedica una parte del proprio capitolo a riprodurre un vero e proprio libro game!
“Il mondo immaginario, come luogo dove avviene la finzione, è una preoccupazione novecentesca. Prima esistevano, come sono sempre esistite, le storie, e dentro le storie c’erano descrizioni (e dialoghi, azioni, eccetera). Che una serie di descrizioni avesse dignità e coerenza (e spalle abbastanza grandi) tali da farla ambire a generare un “mondo”, a quanto pare, non è una cosa che sia mai sembrata particolarmente rilevante fino al ventesimo secolo.”
Arriviamo alla parte di Alessandro Lolli – autore tra l’altro de La guerra dei MEME, Effequ edizioni – e a uno degli interrogativi ricorrenti collegato ai ragazzi nerd: come vanno i rapporti con l’altro sesso? Scopriamo così che anche Peter Parker ha utilizzato il proprio alter ego per rimorchiare, oppure che molta della produzione di Kevin Smith ha come tematica il rapporto dei nerd con le ragazze. L’ultima attualissima parte del suo intervento si concentra sugli incel e sulla violenza che i nerd dell’Alt Right statunitense stanno tragicamente scatenando negli ultimi anni.
“Su internet, una collettività variegata di maschi eterosessuali che poi ha preso a chiamarsi Alt-Right, “destra alternativa”, ha rielaborato la metafora in questo modo: la Pillola Blu è il mondo descritto dai media progressisti in cui le donne, le persone di colore e le persone lgbtq sono oppresse; un mondo falso messo davanti ai nostri occhi come uno specchietto per le allodole. Chi invece prende la Pillola Rossa scopre la verità: oggi, in Occidente, sono i maschi bianchi eterosessuali a essere oppressi e lo sono in primo luogo nel loro rapporto con le donne che detengono tutto il potere, durante il corteggiamento e oltre.”
Nel capitolo conclusivo Irene Rubino si dedica alle donne nerd e alla pratica del cosplaying. Una minoranza a volte anche vessata, ma l’intero libro dimostra che la nerditudine non è una questione di quantità, ma di attitudine. Se in tutto il modo i nerd si stanno prendendo le proprie rivincite, per la prima volta in Italia questo libro aiuta a capire chi sono, da dove vengono e dove stanno andando.
“L’assunto è semplice: una donna di bell’aspetto non può essere nerd; le donne sono sbruffone che rovinano l’ambiente; le finte nerd vogliono solo attirare l’attenzione; la patente di nerd la si può ottenere solo conoscendo un argomento a menadito, meglio ancora se col benestare di un uomo. Eppure non vi è alcuna evidenza di questo fenomeno che è stato chiaramente inventato di sana pianta per delegittimare tout court le ragazze nerd.”